I luoghi del culto, della devozione e dell’arte religiosa
Concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello
Maestosa e ricca di opere d’arte, è il cuore spirituale della città.
Cuore spirituale di Castellammare di Stabia, la Concattedrale di Maria SS. Assunta e San Catello è un luogo di culto ricco di storia e arte. La prima pietra fu posata nel 1587, ma la costruzione fu completata solo nel 1643 con tre navate e cinque cappelle. Assunse la forma attuale a croce latina nel 1893, con la navata centrale collegata alle laterali da cinque arcate per lato. La volta è decorata con affreschi di Vincenzo Poliotti.
Nella navata destra si trova la cappella dedicata a San Catello, patrono della città, che custodisce una statua lignea seicentesca portata in processione due volte l’anno. Sotto l’altare, un sarcofago paleocristiano raffigura il Buon Pastore.
La Cattedrale ospita preziose opere d’arte, tra cui:
- Il Sacrificio di Isacco (scuola caravaggesca)
- La Consegna delle Chiavi a Pietro di G. Bonito
- Una splendida Deposizione di Jusepe de Ribera, con Cristo accolto dall’Eterno Padre
- La Natività nella Cappella della Madonna dei Flagelli
- Una seconda Deposizione di Cristo di Ribera, nell’Ara Pacis
- L’Assunzione della Vergine di Luca Giordano, restaurata di recente, che rivela tracce di un dipinto sottostante.
Un luogo dove fede, arte e storia si incontrano in un’atmosfera di intensa spiritualità.
Le porte del Duomo
Un racconto scolpito nel bronzo.
All’ingresso della maestosa Cattedrale di Castellammare di Stabia, si ammira un capolavoro d’arte sacra: il monumentale portale in bronzo, realizzato dal celebre scultore fiorentino Antonio Berti. Donata dalla Banca Stabiese nel 1977 per celebrare il suo cinquantenario, l’opera arricchisce l’edificio con un linguaggio simbolico e profondo.
Il portale si sviluppa in più sezioni, tutte in bassorilievo, che raccontano momenti e figure centrali della fede cristiana e della tradizione stabiese: lo Spirito Santo, l’Assunzione della Vergine, San Michele, la Cena di Emmaus, e Gesù che affida le chiavi della città a San Catello, patrono di Castellammare. Sono visibili anche gli stemmi della città, del capitolo cattedrale, del Papa e del Vescovo.
Nella fascia inferiore, una rappresentazione dell’Anno Santo con Papa Giovanni Paolo II, San Catello e i vescovi campani. Due pannelli laterali raffigurano scene identitarie della città: il Cantiere Navale e le Fonti di acque minerali, simboli della tradizione produttiva ed economica stabiese.
Completano l’opera due porte laterali, anch’esse in bronzo, con eleganti motivi geometrici, firmate dallo stesso artista. Un’opera da ammirare con calma, dove arte, fede e storia locale si fondono in un racconto eterno.
La Cappella di San Catello
Decorazioni barocche e la celebre statua del Santo.
La Cappella di San Catello, patrono di Castellammare, fu costruita nel 1879 al posto della cappella del Crocifisso, durante l’ampliamento della Cattedrale voluto dal vescovo Sarnelli. Progettata da Ignazio Rispoli, custodisce un ricco patrimonio di arte e spiritualità.
All’ingresso si trovano i sepolcri marmorei dei vescovi D’Arco e Petagna, una lapide sull’eruzione del Vesuvio del 1906 e una sull’alluvione del 1764. Nella cupola è raffigurata la Gloria del Santo, mentre sulle pareti laterali spiccano due grandi reliquiari dorati.
L’altare, in marmi pregiati e bronzo, ospita l’antica statua lignea di San Catello (1609), portata in processione ogni 19 gennaio e la seconda domenica di maggio. Sotto la mensa si conserva un rarissimo sarcofago paleocristiano con il simbolo del Buon Pastore.
Sulle pareti dipinti di Vincenzo Poliotti, tra cui l’apparizione dell’Arcangelo Michele a San Catello sul monte Faito. Un luogo di profonda devozione e bellezza artistica.
La Statua di San Catello
Capolavoro della scultura sacra napoletana, scolpita nel 1609.
La statua di San Catello, patrono di Castellammare di Stabia, risale al 1609 ed è opera di un anonimo artista napoletano, probabilmente formato in una bottega specializzata nella scultura lignea del tardo Cinquecento. Alta circa 1,70 metri, la statua raffigura il Santo in ginocchio, su un cuscino riccamente decorato, con le mani incrociate sul petto e lo sguardo fiero e sereno.
Realizzata in legno di tiglio, scolpito da più tavole unite verticalmente, colpisce per la raffinata espressività del volto, con occhi in vetro soffiato e una barba intagliata con sorprendente naturalezza. Il Santo indossa paramenti pontificali decorati con fregi, motivi geometrici e dettagli dorati. In particolare, il piviale e la mitra presentano una decorazione elaborata e luminosa, ancora visibile dopo secoli.
Le mani, originariamente nude, furono poi coperte da guanti dipinti. Sotto il braccio, la statua portava il pastorale, poi spostato. Tutti i dettagli, dai tessuti scolpiti ai ricami dorati, contribuiscono a renderla un capolavoro di arte sacra barocca, simbolo della fede e della tradizione stabiese.
Il Santuario di Santa Maria della Libera
Un gioiello spirituale tra le rocce.
Sulle alture di Castellammare di Stabia, nei pressi dell’antico castello medievale e lungo la suggestiva strada panoramica di Quisisana, si trova un luogo carico di fascino e spiritualità: il Santuario di Santa Maria della Libera. Un tempo raggiungibile solo tramite una stretta mulattiera tra vigne e case coloniche, il santuario è da secoli meta di devozione per gli stabiesi, soprattutto da quando la custodia è affidata ai Padri Cappuccini.
La piccola chiesa, incastonata nella roccia, è nata per custodire un affresco di stile bizantino raffigurante la Madonna col Bambino e due Santi, dipinto direttamente sulla pietra viva. In epoche successive, l’immagine originale venne coperta da una versione più moderna e dolce, ma di minor pregio artistico. Solo decenni fa, con il restauro, è riemersa l’antica icona, rivelando la forza spirituale e l’importanza storica del sito.
Gli studiosi ipotizzano che il dipinto risalga ai secoli X-XI, in piena epoca benedettina, periodo in cui questo stile pittorico si diffuse ampiamente in Campania.
Un luogo fuori dai circuiti più battuti, ma capace di regalare al visitatore un’atmosfera di pace, storia e contemplazione in uno degli angoli più incantevoli della città.
Il dipinto di Maria SS. della Libera
Un tesoro artistico nascosto nella roccia.
All’interno del Santuario di Santa Maria della Libera, incastonato nella roccia, si conserva un prezioso affresco di origine medievale raffigurante la Madonna col Bambino e due Santi. Il dipinto, realizzato su una superficie concava di pietra, era stato coperto nei secoli da uno strato di vernice e da una ridipintura più recente, che ne avevano alterato i colori e i dettagli.
Nel 1939, grazie all’intervento del restauratore Prof. Chiariello, si è scoperto che sotto la pittura moderna si celava un’opera antica di grande valore. Dopo un delicato restauro, è riemersa l’immagine originale: al centro la Madonna con il Bambino accostato alla guancia, affiancata da San Giovanni Evangelista e, probabilmente, San Cirillo, vescovo dei primi secoli cristiani.
Tra le due figure principali è presente anche una piccola sagoma, detta il “piccolo offerente”, forse l’autoritratto del pittore. Le figure, rigide e frontali, sono di stile bizantino, vestite con tuniche e mantelli riccamente decorati.
Nonostante la semplicità delle forme, l’opera trasmette una forte intensità spirituale, rendendola una delle testimonianze più affascinanti dell’arte sacra rupestre campana.
Chiesa di San Bartolomeo
Crocifisso ligneo e architettura carica di storia.
Un tempo situata accanto a un antico monastero di suore di clausura, dove oggi si trovano la Chiesa della Sanità e Villa Pellicano, la Chiesa di San Bartolomeo venne trasferita nella sua attuale posizione nel 1585, in seguito alle disposizioni del Concilio di Trento, che imponevano la costruzione dei monasteri femminili all’interno delle mura cittadine.
All’interno della chiesa si conserva un pregevole Crocifisso ligneo di origine bizantina, datato 1111. Come molti crocifissi medievali, raffigura un Cristo sofferente, con muscoli tesi e ossa sporgenti, a sottolineare il dolore umano e terreno del sacrificio divino.
Chiesa del Purgatorio
Un'elegante facciata a tempietto.
La Chiesa del Purgatorio si distingue per la sua elegante facciata a tempietto con quattro colonne, simbolo dei quattro Vangeli. Completata nel 1798, fu arricchita nel 1850 con preziosi marmi e stucchi, e presenta una particolarità: un raro harmonium capace di armonizzare e amplificare i suoni dell’ambiente.
L’interno è a croce greca, suddiviso in tre navate in stile ionico. La navata centrale è sorretta da dodici colonne, che simboleggiano gli apostoli. Nell’abside si trova la statua dell’Assunta, risalente al 1823.
L’altare laterale sinistro ospita una tela della Madonna del Carmelo, mentre quello a destra raffigura l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo.
L’opera più pregiata è il busto ligneo di Sant’Anna con la Madonna Bambina, realizzato dal maestro Francesco Saverio Citarelli, celebre per l’espressività e l’armonia dei volti scolpiti.
Chiesa del Gesù
Custode di statue lignee di pregio.
La Chiesa del Gesù è a navata unica, con un presbiterio semicircolare e cinque altari: il maggiore e altri quattro situati nelle cappelle laterali.
All’ingresso, sopra la porta principale, si può ammirare un dipinto a olio su tela di De Matteis che raffigura Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Saverio davanti al Papa.
Alla destra dell’ingresso, una seconda tela di De Matteis, datata 1993, rappresenta la Sacra Famiglia con i santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka. Un dettaglio curioso: nell’opera, l’alluce della Madonna non è il dito più lungo, elemento considerato nel Rinascimento simbolo di bellezza.
La chiesa custodisce anche numerose statue lignee di grande pregio, e sull’altare maggiore si trova un capolavoro di Luca Giordano, la Madonna del Soccorso, che simboleggia la vittoria del Divino sul male.
Annessa alla chiesa vi è l’importante Biblioteca del Clero, con volumi di teologia, religione, storia e letteratura. Nel 1986 ha ricevuto in dono una collezione di testi e opuscoli su e di Gabriele D’Annunzio.